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SOCIALE, DEMOCRATICA, SOSTENIBILE: L’EUROPA CHE VOGLIAMO CAMBIARE RIPARTE DA ROMA.

di Fabrizia Panzetti

Il vento nuovo si sente, soffia dalla Sardegna fin dentro la Nuvola, dove sabato 2 marzo si è tenuto il congresso elettorale del Partito dei socialisti europei che ha adottato il Manifesto per una Europa sociale, democratica e sostenibile e ha eletto formalmente Nicolas Schmit, socialista e lussemburghese, attuale commissario europeo per l’occupazione e gli affari sociali, come Spitzenkandidat dei progressisti europei in vista delle elezioni europee del 9 giugno prossimo.

Già dal 1 marzo, la sede del Partito Democratico si è riempita di ragazze, ragazzi, di leader e delegazioni di tutti i partiti della famiglia socialista e socialdemocratica europea, ospiti di Elly Schlein e di Peppe Provenzano, per una discussione, promossa dalla Fondazione di Studi Europei Progressisti – FEPS, sulla sfida posta dall’ascesa dell’estrema destra in Europa. Una destra che in Italia ha già mostrato il suo vero volto: quello del governo di Giorgia Meloni, che punta sulle disuguaglianze e sulla paura del futuro, come merce politica. Che, dal governo, colpisce i più fragili e non ha soluzioni per nessuno dei problemi più importanti che colpiscono la vita delle persone. Lo ha detto con forza Nicola Zingaretti, intervenendo come Presidente della Fondazione DEMO; un intervento che segna l’inizio del lavoro importante avviato da DEMO con la FEPS e con le altre fondazioni politiche del progressismo europeo e mondiale, dalla Friederich Ebert Stiftung della SPD tedesca al Centre for American Progress dei democratici americani.

E il 2 marzo, dal Congresso di Roma della famiglia socialista europea, è arrivato un messaggio forte e chiaro.

A pochi mesi dalle elezioni europee più importanti di sempre, davanti ad un attacco delle destre e dei nazionalisti alla democrazia, allo stato di diritto e alle fondamenta dello stesso progetto europeo, nato a Ventotene come progetto di pace, il risultato non è ancora scritto e la sinistra europea è una comunità unita ed è in campo per vincere.

Una famiglia socialista unita non per convenienza, ha rimarcato Elly Schlein dal palco della Nuvola, ma perché legata da una storia comune di lotte per il lavoro e per la democrazia e dalla volontà di rilanciarle, accompagnando le persone – tutte le persone – nelle grandi transizioni necessarie, climatica e digitale, e mettendosi alla guida dei grandi cambiamenti in atto nel mercato del lavoro per governarli. Investendo nella cultura, nell’innovazione e mettendo al centro la democrazia e i diritti delle persone.

L’Europa deve cambiare, non indebolendo, ma rafforzando il progetto europeo e il suo cuore rosso, sociale e verde. E deve ritrovare la volontà politica per diventare attore diplomatico per la pace nel mondo nuovo che abbiamo davanti, segnato dall’aggressione brutale all’Ucraina, portata dalla Russia, un membro del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e una potenza nucleare. Una Europa che, a fronte del terribile attacco terrorista di Hamas del 7 Ottobre scorso e della risposta militare del governo di Bibi Netanyahu a Gaza, crei insieme alla comunità internazionale, ai Paesi arabi, lo spazio necessario per far cessare il fuoco, fermare la carneficina di civili palestinesi inermi, liberare gli ostaggi e per avviare un nuovo processo politico, una grande conferenza di pace che porti davvero alla creazione di uno stato palestinese, capace di vivere in pace e sicurezza con Israele.

Questa Europa non esiste ancora, ma questa è l’Europa necessaria. Una Europa unita e con più competenze per proteggere i beni pubblici: la salute, il lavoro, l’ambiente. E, come ha detto bene Elly Schlein nel suo intervento di chiusura del Congresso socialista, con un bilancio all’altezza di questo compito e una democrazia parlamentare rafforzata.

Per questo il Parlamento europeo sarà il luogo fondamentale della sfida tra progressisti e la destra nazionalista. Lo sarà perché la maggioranza parlamentare che si formerà all’indomani delle elezioni europee, sia in occasione dell’elezione della Presidenza del Parlamento, che del voto di investitura della o del Presidente della Commissione europea, darà il segno alla legislatura che si apre, deciderà se essa avrà un segno di progresso, oppure di chiusura, nazionalista, anti europeo.

Per questo l’avvertimento di Elly Schlein al Partito Popolare Europeo è risuonato forte e chiaro nell’auditorium della Nuvola. Ed è una questione cruciale: davvero i popolari europei sono pronti a svendere la loro storia, quella di Adenauer, Kohl, De Gasperi, per aprire le porte all’estrema destra anti europea? In Italia, ha detto Schlein, abbiamo visto i partiti della famiglia popolare declassati al rango di alleato minore dell’estrema destra. Ed è una domanda che peserà sulle scelte del Partito Popolare Europeo – che da tempo flirta con Giorgia Meloni – e che condizionerà il sostegno del Partito Democratico e dei socialisti europei alla candidatura di Ursula von der Leyen alla testa della Commissione europea.

Nicolas Schmit ed Elly Schlein lo hanno detto chiaramente: non date per scontato il nostro sostegno, che mai andrà a una coalizione con l’estrema destra.

Insomma, a Roma i socialisti europei hanno lanciato il Manifesto per un’Europa sociale, democratica, sostenibile per affrontare le elezioni più importanti della storia dell’Unione europea.

Si apre una campagna elettorale cruciale, quindi. E il Partito Democratico è pronto.

Come ha detto Schlein, la sfida è rispondere all’odio con la speranza, con l’unità dell’Europa ai muri che vogliono alzare i nazionalisti. E dare risposte concrete alle domande delle persone: di giustizia sociale, salari e abitazioni che permettano di vivere in dignità, energia economica e pulita. E una democrazia europea riformata, che mostri per davvero che, come diceva David Sassoli – a cui è andato l’omaggio di Elly Schlein e di tutta la famiglia socialista – l’Europa non è un’incidente della storia, ma nasce dalla tragedia di due guerre mondiali ed è l’unico progetto che può garantire, nel mondo in disordine, la pace, il benessere, i diritti di tutti e tutte.