di Cecilia D’Elia
L’anno scolastico è iniziato per oltre otto milioni di bambine e bambini, ragazze e ragazze, e con esso si rinnovano aspettative, emozioni, paure.
Come ogni inizio anno la scuola fa i conti con la necessità di coprire le cattedre. Flc cgil ci ricorda che questa volta le supplenze raggiungeranno quota 250 mila, 130 mila delle quali in un segmento particolarmente sensibile come quello del sostegno, dove per il reclutamento il governo ha deciso, con la nostra opposizione in Parlamento, un percorso parallelo e temporaneo di formazione realizzato di Indire che creerà disparità e confusione, mentre bisognerebbe ragionare sull’organico relativo al sostegno, affrontando in modo strutturale il tema del diritto allo studio.
Ma il problema non riguarda solo il sostegno, si è passati dai 132 mila supplenti dell’anno 2017/2018 ai 250 mila del 2024/2025, con un incremento del 72%.
Eppure, i posti ci sono, ma le immissioni in ruolo sono al di sotto delle necessità: quest’anno sono stati assunti 45 mila docenti su 65 mila posti liberi.
In contemporanea all’avvio dell’anno scolastico è arrivata la doccia fredda del rapporto “Education at glance” di Ocse che racconta nei numeri le difficoltà della scuola italiana.
Nel nostro paese il 20% dei giovani fra i 25 e i 34 anni non completa il ciclo di istruzione secondaria di secondo grado. In area Ocse il dato è al 14%. La traduzione nel dato occupazionale è immediata: solo il 57% dei 25-34enni senza diploma di maturità trova lavoro, a fronte del 69% dei diplomati. Inoltre, il 27% della popolazione fra i 25 e i 64 anni non diplomata guadagna la metà o meno del reddito medio. Permangono anche forti disparità di genere, le giovani donne laureate guadagnano il 58% in meno dei coetanei uomini.
Secondo l’Ocse, l’Italia è sotto la media per quanto riguarda la spesa pubblica per l’istruzione (4% del Pil rispetto al 4,9% dei Paesi Ocse), ma anche per il rapporto studenti-insegnanti.
L’età dei docenti italiani è sensibilmente più alta rispetto a quella degli altri membri Ocse: il 53% del corpo docente, infatti, ha più di 50 anni, contro il 37% nella media dell’area Ocse.
Ma soprattutto Ocse segnala il divario retributivo degli insegnanti con il resto dei Paesi, i nostri sono tra i più bassi stipendi. Il rapporto ha evidenziato che lo stipendio medio dei docenti italiani è fermo a 31.950 euro nel 2019, scendendo poi a 31.320 euro nel 2023, l’alta inflazione inoltre ha eroso il potere d’acquisto degli insegnanti italiani, e non basteranno le risorse stanziate in legge di bilancio per il rinnovo del contratto per coprire questa perdita.
Ma non di questo si occupa la destra al governo, abbiamo visto cosa intenda per riconoscimento del ruolo degli insegnanti in alcuni provvedimenti, penso al reato di violenza contro il personale scolastico, alle norme sul voto in condotta, all’abolizione del giudizio descrittivo nella primaria. Su bella ciao ne avevamo parlato qui.
Un visione autoritaria e ideologica che si esprime anche nelle nuove linee guida sull’educazione civica, non a caso criticate dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Un testo da cui scompare l’impegno contro le discriminazioni e la violenza di genere. Del resto la maggioranza alla camera in commissione istruzione ha approvato una mozione a prima firma Sasso contro la cosiddetta ideologia gender, che di fatto è una dichiarazione di guerra ai progetti su affettività, contrasto agli stereotipi, identità di genere.
Quello a cui stiamo assistendo è una torsione identitaria, una scuola della Patria arroccata e chiusa. Non sappiamo con quali intenzioni il Ministro Valditara si appresti a rivedere anche le indicazioni nazionali del primo e del secondo ciclo d’istruzione, a tal fine ha insediato una commissione nazionale. Si tratta di un testo del 2012 fortemente condiviso, elaborato in modo partecipato, dopo una sperimentazione di cinque anni. Non si discute che possa essere aggiornato, colpisce il metodo, la scarsa collegialità e la poca chiarezza sulle intenzioni. Su queste va detto, e preoccupa, che il coordinamento scientifico di tale commissione sia stato affidato a Loredana Perla, coautrice con Ernesto Galli della Loggia di Insegnare l’Italia, una proposta per la scuola dell’obbligo, testo che propone modifiche per un curriculum che riesca a rafforzare negli studenti “il rapporto identitario con il nostro Paese che si è indebolito negli ultimi anni”.
L’impegno per la scuola democratica deve tornare ad essere prioritario e non può non avere un carattere politico e culturale, capace di dare nuova forza alla scuola che rimuove gli ostacoli e ossigeno a chi è impegnato in prima linea per educare cittadini liberi.
L’opposizione e una proposta alternativa per il Paese non possono non ripartire da qui. Non a caso la segretaria Elly Schlein nella chiusura nazionale della festa de l’Unità quest’anno ha indicato le cinque priorità, come le cinque dita di una mano, e una è quella dell’istruzione e della ricerca. Siamo impegnati per la scuola pubblica e il diritto allo studio, a cominciare dalla nostra proposta per la gratuità dei libri di testo.