di Toni Mira
Ricordiamo. Perché è giusto e doveroso ricordare. Ma correttamente.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, lo scorso 31 ottobre ha risposto al question time al Senato, ad un’interrogazione sui costi dell’utilizzo del pattugliatore della Marina Militare, Libra, per portare 16 migranti in Albania. “Il costo reale dell’impegno della nave Libra si è rivelato di 8.400 euro complessivi, al netto delle spese di ordinario esercizio quotidiano della nave; un costo giornaliero ampiamente inferiore a quello che veniva sostenuto in epoca di grande celebrazione di operazioni come Mare Nostrum, che richiedevano oneri per 300.000 euro al giorno”.
Due riflessioni. La prima è che le “spese di ordinario esercizio quotidiano” di una nave come Libra sono 12-15mila euro al giorno, più quelle per il personale. Soldi che sarebbero stati spesi soprattutto per la sua funzione istituzionale, la protezione dell’ambiente marino, e non per portare 16 migranti in Albania, per poi riportarne 4 in Italia. Il Governo intendeva noleggiare un traghetto per questi viaggi/deportazioni. Lo prevedeva una “consultazione preliminare del mercato” pubblicata dal ministero dell’Interno il 30 maggio e ancora presente sul sito del Viminale. Un servizio che doveva iniziare a metà settembre e durare 90 giorni. Costo 13 milioni e 500mila euro (Iva esclusa), dai fondi del ministero. Le società interessate avrebbero dovuto presentare la documentazione entro il 25 giugno ma sul sito del Viminale non si trova nulla. Intanto la data di inizio del servizio, il 15 settembre, è passata e così si è ricorso alla nave militare. Ma sul perché il Governo non risponde. Il 23 ottobre, sempre al question time ma alla Camera, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, si è limitato a dire che “La procedura di consultazione di mercato costituiva una fase esplorativa, e quindi non vincolante, per il ministero dell’Interno che si è riservato la facoltà di espletare altre procedure, nonchè di interrompere in qualsiasi momento il procedimento avviato”. Assicurando la soluzione di nave Libra “ha comportato un sensibile risparmio rispetto alle somme inizialmente preventivate”. Nessuna cifra però. Le ha invece fatte il ministro Piantedosi, con con un infelice paragone, quello con l’operazione Mare Nostrum.
Riavvolgiamo il nastro fino al 3 ottobre 2013. A poche miglia da Lampedusa affonda un barcone stracarico di migranti proveniente dalla Libia. Ne muoiono 368, si salvano in 155, circa 20 i dispersi. Una tragedia simbolo, al punto che il 3 ottobre diventa per legge “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”. Ma soprattutto il governo italiano, guidato da Enrico Letta, decise di rafforzare il dispositivo nazionale per il pattugliamento del Canale di Sicilia autorizzando l’operazione Mare Nostrum, una missione militare e umanitaria per prestare soccorso ai migranti, prima che potessero ripetersi altre tragedie, ma anche per combattere meglio i trafficanti di uomini. Dura fino al 31 ottobre 2014, mette in mare cinque navi militari, supportare da aerei, elicotteri e droni. Compie 558 interventi, soccorre oltre 100mila migranti, arresta più di 700 scafisti. Costo dell’operazione circa 120 milioni. Soldi spesi bene, che hanno salvato migliaia di vite umane. Invece il ministro Piantedosi li confronta coi soldi spesi non per salvare ma per deportare 16 persone in Albania. Mentre il Protocollo Italia-Albania, prevede di spendere 850 milioni in cinque anni per la realizzazione e la gestione dei centri a Shengjin e Gjader, dunque 170 milioni di euro all’anno, ai quali aggiungere quelli per portare i migranti in Albania e, come successo la prima volta, riportarli in Italia.
Anche da un punto di vista economico il paragone non regge. Ancor meno per quanto riguarda finalità e risultati. Salvare da una parte, “incarcerare” dall’altra. E anche il tono e le parole usate del ministro sono apparse inopportune. “Grande celebrazione di operazioni come Mare Nostrum” ha detto Piantedosi, con aria quasi ironica. Invece è giusto celebrare un’operazione che ha salvato, non operazioni che mettono a rischio la vita. Il ministro ha nuovamente rivendicato il calo degli sbarchi del 62% nel 2024 rispetto al 2023. Vero. Ma a che costi? Sono le 531 persone morte e le 731 disperse nella rotta del Mediterraneo centrale dall’inizio del 2024. Sono i 19.010 migranti intercettati in mare e riportati in Libia, nei lager delle milizie e dei trafficanti.
Questi sono i veri dati da paragonare con quelli di Mare Nostrum.