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L’azzardo non è un gioco

di Toni Mira

Lo scorso autunno il mondo delle scommesse è finito su tutte le prime pagine, ma solo perché la vicenda riguardava giovani e noti calciatori. E infatti solo di loro si è parlato e scritto. Non del gioco d’azzardo. Ma poi anche i vari Fagioli, Tonioli e Zaniolo sono scomparsi e con loro l’inchiesta della procura di Torino. Eppure di scommesse, slot, gratta&vinci, lotto e superenalotto ci sarebbe da scrivere e non solo delle, pochissime, vincite milionarie, uniche notizie che compaiono sui giornali.

Tre notizie, in particolare, avrebbero meritato molta attenzione. Lo scorso 28 novembre, Sandra Savino, sottosegretaria all’economia con delega per l’azzardo, rispondendo ad un’interrogazione di deputati del Pd, ha annunciato che nel 2023 la raccolta dell’azzardo ha raggiunto i 149 miliardi, nuovo record dopo i 136 del 2022, che aveva registrato un incremento del 31,2% rispetto al 2021. Si “gioca” sempre di più, soldi che finiscono in macchinette, grattini, “bollette”, invece che in consumi utili e produttivi, che rovinano persone e famiglie e ingrassano mafie e imprenditori collusi.

Lo confermano altre due notizie. Domenica un uomo di 69 anni si è suicidato a Lecce dandosi fuoco nella sua auto. Una morte atroce e drammatica, come le sue ultime parole lasciate su Facebook. “Scusatemi mi sono giocato tanti soldi alle slot e di questo mi vergogno”. Vittima dell’azzardo che lo aveva rovinato. “Ero uno scheletro che camminava” aveva scritto ancora. E poi: “Perdere il rispetto delle persone care equivale a morire”. E lui ha scelto di morire. Sono decine i suicidi di persone rovinate dall’azzardo e ancor più i tentati suicidi. Adulti e perfino ragazzi meno che ventenni. Che non ce la fanno, non trovano aiuto o non hanno il coraggio di chiedere aiuto superando la vergogna.

Ma sono tanti che, invece, bussano alla porta giusta, spesso accompagnati dai familiari. Sono le porte dei servizi sociali, delle Asl, dei Serd, delle Caritas, delle parrocchie, delle associazioni di volontariato. Chi per decenni si è occupato di tante dipendenze ora prova a salvare anche i “giocatori d’azzardo patologici”, così devono essere chiamati e non “ludopatici”. Persone che passano le giornate nell’illusione della grande vincita, un’illusione che diventa poi solo un gesto ripetitivo, un pulsante da premere, un cartoncino da grattare. “Un tempo si giocava una volta a settimana, ora con l’aumento delle possibilità, ogni 5 minuti”, mi hanno detto recentemente alcuni di loro. Si gioca di più perché aumenta l’offerta di azzardo. E le mafie ci fanno affari d’oro. La liberalizzazione del gioco d’azzardo non ha tol­to “risorse alla criminalità”, piuttosto “progressi­vamente, e anzi esponenzialmente, è aumenta­ta l’infiltrazione nel settore della criminalità organizza­ta” che “sta acquisendo quote sostanziose del mercato del gioco”. Grazie anche ad “un’imprenditoria collusa a sua volta legata ad ambienti istituzionali”. Lo scriveva dieci anni fa la Procura nazionale antimafia nella relazione annuale.

“La criminalità oggi condiziona irreversibilmente il settore del gioco pubblico d’azzardo e di conseguenza condiziona lo Stato italiano”, ha scritto nella passata legislatura la Commissione parlamentare antimafia. Il controllo della filiera dell’azzardo “è da sempre considerato fonte primaria di guadagno per le mafie verosimilmente superiore ai proventi derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti, dalle estorsioni e dall’usura e strumento che si presta a qualsiasi forma di riciclaggio”. Ad affermarlo è il generale della Guardia di Finanza, Nicola Altiero, vicedirettore operativo della Direzione investigativa antimafia, in un recente incontro sull’azzardo promosso dai vescovi del Lazio.

Parole confermate dai fatti. Ed è la terza notizia “trascurata”. Martedì scorso la Guardia di Finanza, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ha confiscato beni per 400 milioni di euro ad Antonio Ricci, imprenditore del settore dei giochi e delle scommesse online, operante con società con sedi a Malta, in Romania, Austria e Spagna, accusato di essere in affari con alcune delle più potenti cosche della ‘ndrangheta. Azzardo legale occupato dalle mafie, come emerso nell’operazione Galassia su una sorta di joint venture tra ‘ndrangheta, cosa nostra e mafia pugliese. Fatti, dunque.

E il governo Meloni cosa fa? Aumenta le possibilità di azzardo. A giugno istituisce una quarta estrazione di Lotto, Superenalotto, 10eLotto, Simbolotto e SuperStar. La giustificazione è finanziare parte della ricostruzione dei territori alluvionati in Emilia Romagna. Soldi per un’emergenza tolti dalle tasche degli italiani. Un “vizio” del centrodestra. Il IV governo Berlusconi (ministro per la Gioventù, Giorgia Meloni) aumentò notevolmente le possibilità di azzardo, in particolare slot e vlt, per coprire le spese per la ricostruzione in Abruzzo dopo il terremoto del 6 aprile 2009. Doveva essere temporaneo e finalizzato, ma è rimasto per sempre. Soldi in più nelle casse dello Stato tolti ai “giocatori”, soprattutto quelli patologici. E ora si ripete. La quarta estrazione doveva durare fino al 31 dicembre scorso, ma col “decreto milleproproghe” la si è prorogata almeno fino a fine 2024. Inoltre “le maggiori entrate derivanti sono destinate al Fondo per le emergenze nazionali”, gestito dalla Protezione civile. Dunque non solo per l’alluvione emiliano romagnola, ma per altre future emergenze, quelle purtroppo in aumento per i mutamenti climatici che questo governo non sta affrontando in modo convinto.

Una giusta causa, ma facendola pagare ai cittadini, incentivando l’azzardo che danneggia sia i cittadini stessi, salute e portafoglio, che lo Stato costretto poi a curare i giocatori patologici. Che, secondo l’Istituto superiore di sanità già superano il milione e mezzo. L’azzardo non è un gioco, come ripetono da anni le associazioni del volontariato ma anche gli operatori delle strutture sanitarie. L’azzardo riguarda la salute e come tale deve essere trattato, con cura e prevenzione. Come per tutte le dipendenze. Non facilitando l’epidemia ma frenandola. Non aumentando le occasioni di azzardo ma riducendole. Così è un gravissimo errore, come hanno denunciato la Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II e la campagna “Mettiamoci in gioco”, l’eliminazione da parte del governo dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave, costituito nel 2016 presso il ministero della Salute, per istituire una Consulta permanente dei giochi pubblici presso il ministero dell’Economia. Come se l’azzardo fosse solo un tema economico.

L’azzardo non è solo un enorme affare da 150 miliardi nel 2023, ma problema sociale. Dramma sociale. La contabilità non sono solo i 12 miliardi che incassa lo Stato, ma anche le tante vite rovinate e stroncate. Invece il decreto legislativo sul riordino dell’azzardo online, presentato nei giorni scorsi dal governo al Parlamento, sembra solo preoccuparsi di incassare sempre più, senza preoccuparsi né delle conseguenze sulla salute né dei ricchi e crescenti affari delle mafie. Ne riparleremo.