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Giochi e scommesse non possono essere incoraggiati dallo Stato

di Stefano Vaccari

Le organizzazioni che hanno dato vita alla campagna “Mettiamoci in gioco” e la “Consulta Nazionale Antiusura HB Giovanni Paolo II” hanno avanzato, in un convegno pubblico chiuso da un intervento del Cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcole Italiana, proposte concrete per limitare i rischi del gioco d’azzardo e difendere il diritto alla salute dei cittadini. Proposte che meritano grande attenzione ed un seguito parlamentare. Nei prossimi giorni le illustrerò ai colleghi dell’Intergruppo parlamentare per la sensibilizzazione sui rischi del gioco d’azzardo in modo tale che possano essere trasformate iniziativa legislativa.

Dal 2004 al 2023 il volume di denari veicolati per giochi e scommesse è stato di 1617 miliardi di euro. Un crescendo inquietante visto che si parte dai 25 miliardi e 600 milioni del 2004 per arrivare ai 147 miliardi del 2023. La cifra complessiva vale un 40,1% del debito pubblico che è di 2895 miliardi ed è praticamente identico al valore del Pil del 2021 che è stato di 1782 miliardi.

Al volume di denari, aumentato progressivamente, non corrisponde per lo Stato un gettito erariale proporzionale visto che nelle casse del nostro Paese rimasero 7,3 miliardi nel 2004 su 25 miliardi e 11 miliardi nel 2022 a fronte di 136 miliardi veicolati.

Le esigenze economiche del Paese, visti i numeri e le gravi ripercussioni sociali, quali infiltrazioni criminali e ludopatia, possono essere soddisfatte in ben altri modi dato che si registrano 100 miliardi di evasione fiscale, 200 miliardi annui di economia non osservata, risibili entrate da concessioni balneari e da exttaprofitti su rincari energia, 12 miliardi spesi dalla Pubblica Amministrazione per affitto immobili senza utilizzare invece quelli di proprietà.

È ormai dimostrato che l’espansione del gioco legale non debella quello d’azzardo organizzato dalle organizzazioni malavitose.
Legalità e illegalità spesso si confondono e cresce a dismisura la povertà indotta con il sistema dei giochi. Per questo è urgente un riordino complessivo della normativa di riferimento. Non sono bastate le novità introdotte nel passato dal Parlamento che ha recepito alcune mie proposte finalizzate a contrastare le ingerenze malavitose, serve un ulteriore scatto in avanti. Il gioco legale non può essere incoraggiato dallo Stato ma deve rappresentare solo un momento occasionale, di divertimento ludico estemporaneo. Per fare la riforma serve una volontà trasversale dei Gruppi Parlamentari e la decisione del Governo di non utilizzo prioritario dei giochi per fare cassa.

Riuscirci significa fare una scelta di civiltà e di progresso nell’interesse più generale delle nostre comunità.