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Avanti Tutte! La Conferenza delle Democratiche riparte con Roberta Mori

di Chiara Luisetto

Sabato scorso nel quadro dell’assemblea “Avanti Tutte”, la Conferenza Nazionale delle Donne Democratiche ha eletto la sua nuova portavoce.

Roberta Mori succede a Cecilia d’Elia che ha retto la Conferenza in anni non facili e di grande cambiamento. Consigliera regionale dell’Emilia Romagna, impegnata da anni nella costruzione di politiche in tema di parità e nel contrasto alle discriminazioni di genere, donna di territorio come ama definirsi, Roberta apre una nuova fase di questo importante organismo attraverso la piattaforma unitaria “L’Onda d’Urto delle donne” che vuole essere base valoriale ed operativa per il coinvolgimento delle oltre 14.000 ragazze e donne iscritte.

Qui troviamo la proposta di una scuola di formazione quale snodo nel quale si intersecano progetti, creatività ed una specifica attenzione ai temi di genere, alla violenza sulle donne quale negazione dei diritti umani, da affrontare grazie al coinvolgimento delle tante professionalità e competenze messe a disposizione dalle aderenti alla Conferenza. Accanto a questo percorso, il rilancio di un piano straordinario per l’occupazione e l’autonomia economica femminile e di piani territoriali per l’uguaglianza, da realizzare in sinergia e collaborazione con la rete delle amministratrici e delle elette. Dai temi del lavoro, alla rappresentanza, dai diritti riproduttivi agli stereotipi di genere, tracce sulle quali si articolerà il percorso che prende avvio con entusiasmo e rinnovata determinazione.

Perché dunque aderire e credere nella Conferenza?

Alcune brevi pillole di discriminazione:

  • una donna che entra nel mondo del lavoro, per svolgere la stessa mansione di un collega uomo, guadagna in media cinque euro in meno all’ora del suo vicino di scrivania; discriminazione che cresce nel corso della carriera lavorativa, si insinua nella possibilità di fare e vedersi retribuire ore straordinarie, nei bonus, nei premi di produttività;
  • il ricorso al part-time involontario per effetto di una distribuzione iniqua del lavoro di cura porta, ad esempio, in una regione come il Veneto dove il tasso di occupazione è elevato, ad una disparità evidente: a fronte di un 83% di uomini con un lavoro a tempo indeterminato e pieno, solo il 53% delle donne si trova nella medesima condizione. Divario che cresce in presenza di figli, una “child penality” che non arretra in nessuna regione;
  • ancora, le posizioni dirigenziali sono oggetto di una pesante segregazione verticale. Sempre prendendo ad esempio il Veneto solo il 33,9% dei dirigenti e solo il 27,8% dei quadri sono donne, anche nei settori a maggiore presenza femminile.

Pochi ma eloquenti dati che ci raccontano quanto abbiamo bisogno di spazi nei quali costruire una coscienza collettiva femminista, attraverso azioni e obiettivi chiari da mettere a sistema, promuovendo piena libertà, autodeterminazione e partecipazione.

Abbiamo bisogno di una voce che contribuisca a rompere davvero il soffitto di cristallo, non per una, ma per tutte. Ed è questo il luogo nel quale farla risuonare e sentirla amplificata, circondata dalle voci di tante.

Una conferenza che nell’autenticità dei sentimenti, nella consapevolezza della fatica, nel richiamo alla schiettezza e alle ambizioni deve saper parlare di sorellanza, come ha spronato a fare Livia Turco nel suo intervento in chiusura dei lavori, sottolineando come alla democrazia della cura vada ridata centralità. Poiché la leadership femminile ha il compito di costruire un rammendo tra la vita delle persone e la società, ed è proprio ripartendo da questa capacità di avvicinare le donne, pienamente orizzontale, plurale e generativa, che la Conferenza riprende ora il suo cammino.