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Tavoli di ristrutturazione aziendale: le azioni da adottare per evitare strascichi sociali

di Vito Carlo Micene

Le ristrutturazioni aziendali sono spesso un’inevitabile realtà nel contesto economico attuale, ed è fondamentale che vengano gestite con attenzione per evitare conseguenze sociali negative.

Il 2024 si è aperto con un’ondata di crisi industriali che sta colpendo l’Italia in modo particolarmente significativo. Secondo i dati di Confindustria, a inizio anno sono attivi in Italia circa 60 tavoli di crisi aziendali, che coinvolgono oltre 300 mila lavoratori diretti e altrettanti dell’indotto.

Le cause di questa crisi sono molteplici e complesse. In primo luogo, il contesto internazionale è caratterizzato da una forte incertezza, dovuta alla guerra in Ucraina, al conflitto israelo-palestinese e le recenti tensioni nel Mar Rosso. In secondo luogo, l’industria italiana è già in sofferenza da diversi anni, a causa della concorrenza internazionale, della mancanza di investimenti e della deindustrializzazione.

L’azione del Governo, in situazioni del genere, dovrebbe giocare un ruolo cruciale nel promuovere politiche e pratiche che proteggano i lavoratori e le comunità colpite da tali processi invece, contrariamente alle aspettative, il Governo, nella sua interezza, ha deciso di trattare la politica industriale della nostra Nazione come argomento di second’ordine preoccupandosi di nascondere la sua mediocrità dietro roboanti nomi (vedi Piano Mattei) o, come spesso accade, con provvedimenti mancia che sono finalizzati a supportare le iniziative imprenditoriali di uomini legati a doppio filo con il potere (si vedano le vicissitudini legate al Ministro del Turismo Daniela Santanché o ancora all’iniziativa privata dell’On. Antonio Angelucci di acquistare AGI).

Poche sono state le misure adottate dal Governo per cercare di fronteggiare la crisi industriale. In particolare, il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 10 gennaio 2024 prevede garanzie di cassa integrazione straordinaria durante l’eventuale amministrazione straordinaria delle aziende in crisi ed é nostra convintissima convinzione che tali misure sono ancora insufficienti per risolvere la tant’è crisi presenti lunga la nostra penisola .

Inoltre, la vera domanda da porsi è: può un uomo, può una donna “campare” di cassa integrazione?
Possono gli ammortizzatori sociali essere la risposta alla miopia di chi pretende di arginare la forza oceanica della globalizzazione con degli scogli?

Non è forse il caso di delineare un serio e fattivo piano strategico che investa in ricerca e sviluppo, formazione, infrastrutture e politiche industriali?

Non è forse il caso di rivedere il sistema fiscale e contributivo, in modo da rendere più competitive le imprese italiane?

Non è forse il caso di dare più sicurezza agli operatori economici in modo da consentire loro di adeguarsi ai cambiamenti in atto nel mercato globale, investendo nella transizione ecologica e digitale?

È necessario un intervento più strutturale, che coinvolga tutti i livelli di governo e le parti sociali.

Inoltre, a nostro avviso, bisogna garantire che le ristrutturazioni aziendali avvengano nel rispetto dei diritti dei lavoratori e delle comunità colpite attraverso politiche volte alla trasparenza, al dialogo sociale, alla protezione del lavoro e alla promozione della formazione e del reinserimento lavorativo.

Solo in questo modo sarà possibile mitigare gli impatti negativi delle ristrutturazioni e costruire un’economia più equa e inclusiva per tutti.