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La secessione silenziosa. Dietro il progetto dell’autonomia si cela un’idea di mantenimento delle disuguaglianze

di Greta Fichera

Negli scorsi giorni, in Senato, è stato approvato il disegno di legge sull’autonomia differenziata, voluto dalle forze politiche di maggioranza e, in particolare, dalla Lega e dal ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli. Il progetto di legge prevede la possibilità per le regioni di trattenere parte del gettito fiscale generato nei propri territori dalla riscossione di tributi nazionali, e disciplina le modalità attraverso cui le regioni possono chiedere l’autonomia nelle materie di competenza concorrente elencate dall’art 117, comma 3 della Costituzione.

Bisogna evidenziare come, tre le materie elencate, molte siano riferite a diritti fondamentali della persona, quali istruzione e salute, e a settori strategici nello sviluppo della comunità, come la ricerca scientifica. Il nostro Paese è storicamente caratterizzato da forti squilibri economici tra le varie aree territoriali, con un meridione povero e le regioni settentrionali densamente popolate di centri di sviluppo industriale capaci di pagare ingenti quantità di tributi.

Non possiamo dimenticare che le diseguaglianze che oggi viviamo non sono contingenti, ma sono il frutto di secoli di storia. Il grande compito dello stato sociale è allora quello di correggere le diseguaglianze.

Dietro il progetto dell’autonomia, si cela, invece, un’idea di mantenimento delle disuguaglianze contraria al principio di solidarietà sociale espresso dall’art. 3 della nostra Costituzione e, più in generale, alla logica di emancipazione collettiva ed elevazione della persona umana espressa dall’articolo che meglio di tutti esprime lo spirito della Costituzione repubblicana. Una Costituzione che impone la creazione di una piattaforma delle pari opportunità che permetta a chi parte da condizioni personali e sociali di svantaggio di raggiungere i livelli più alti dell’istruzione, di godere delle medesime prestazioni sanitarie dei cittadini più ricchi, e lo fa attraverso l’istituzione di una sanità e di un’istruzione pubbliche, uguali in tutto il territorio nazionale. L’autonomia in questi settori significa, invece, diversità usata per rendere sempre più ricco chi è già ricco e più povero chi è povero. Tutto questo, costringerà i troppi giovani che già oggi sono costretti a lasciare i propri territori d’origine ad emigrare per trovare non solo lavoro, ma anche una tutela dei propri diritti fondamentali.

Ecco, dunque, che la Lega dimostra di non avere tradito lo spirito settentrionalista delle origini, ma anzi, anche grazie al rewashing della sua immagine, declinata apparentemente sulla difesa della nazione, che ha permesso di abbassare il livello di allarme delle popolazioni meridionali nei suoi confronti, attua la secessione silenziosa.

Così, nel silenzio dei più, si consuma l’approvazione di un disegno di legge che spacca l’Italia.

Ci si chiede, allora, se questo non sia stato reso possibile anche dalla scarsa diffusione nel nostro Paese della cultura costituzionale. La Legge che regola il patto sociale tra i consociati è infatti, purtroppo, ancora oggi considerata appannaggio di pochi addetti al settore. È allora necessario ripartire dalla scuola, dall’insegnamento della Costituzione nei luoghi d’istruzione, per far sì che il suo spirito sia conosciuto da tutta la popolazione e che torni alto il livello di attenzione verso tutti i possibili progetti di modifica che mirano a stravolgerne i principi e gli ideali fondanti.