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Meloni, Schlein. Il confronto per marcare le differenze

Di Maria Pia Pizzolante

La verità è che mi pare irresistibile il confronto tra due donne, la Presidente e la Segretaria del PD, irresistibile e affascinante anche perché nuovo, inedito, in un Paese che ha visto confronti solo maschili, presidenti e segretari che si succedevano e competevano in un cambiare tutto per non cambiare niente.

La novità presenta molte sfaccettature, a partire da quella che a me pare l’occasione più ghiotta per entrambe le leader, riscrivere anche l’approccio ideologico che le ancora a destra una e a sinistra l’altra. Pensateci, Giorgia Meloni è costretta a smarcarsi e tacere di fronte a saluti romani, armamenti personali, fan di Mussolini e la fiamma tricolore che in ogni caso spicca in quel simbolo e nel nome di un partito: Fratelli d’Italia. Perché le sorelle non esistono anche se diventano le coordinatrici del partito, come Arianna, sorella di sangue oltretutto. Elly Schlein è costretta a spiegarsi fin troppo, a dover forse ancora riscrivere proprio i capisaldi di una sinistra contemporanea che con il passato ha tagliato a volte fin troppo e altre lo ha usato come fosse memoria fine a sé stessa, scollata da una realtà in profondo cambiamento. D’altra parte non è di Schlein il problema, o almeno non più di quanto lo sia stato per i suoi predecessori ma anche per i sindacati e le organizzazioni e associazioni che da sempre si sono mosse nell’alveo del centro sinistra, comprese quelle cattoliche che assistono quasi da spettatori mentre un Papa anziano cerca di fare delle innovazioni importanti. A lei, Elly, a noi, sta un compito ben più arduo ma anche possibile e interessante, quello di coniugare questione sociale, questione di genere e questione morale.  A noi sta spiegare l’intersezionalità mentre di fronte abbiamo la campionessa dell’ipocrisia e del disconoscimento, tanto da farsi chiamare il Presidente Giorgia.

Oggi non dobbiamo avere paura di dire fino in fondo e di rappresentare la differenza, perché questa differenza si è palesata e ieri nel match tenutosi in aula alla Camera ha avuto una prima rappresentazione plastica. Noi abbiamo sempre difeso la sanità pubblica, ma ieri solo una Segretaria come Elly poteva dire al governo non ci sono mai stata e invece Lei nel 2009 era lì a fare la ministra Meloni e a mettere il tetto alle assunzioni del personale sociosanitario facendo sì che oggi non abbiamo medici infermieri e Oss per quanti me servirebbero. Solo uno stile come il suo fermo, battagliero e sicuro poteva contrastare lo show di una leader abituata dagli anni all’opposizione ad abbaiare sguaiatamente. Ma sorpresa anche lei dal trovarsi di fronte Schlein e non un “Gentiloni”, con tutto il rispetto, già troppe cose e già conosciuto. Insomma un confronto quello tra le due che può ancora sorprendere e incuriosire, in un Paese troppo disilluso, tanto da rinunciare ad andare a votare. Ben venga tutto quindi, ben venga per noi, utilizzare le questioni per confrontarci anche all’interno ma parlare poi una sola lingua e io credo che quella del 2024 sia meglio impararla dalla Segretaria e semmai suggerirle, sia sul passato che sul futuro, perché abbiamo ancora davvero una storia da scrivere, senza lasciare indietro nessuno ma considerando che appunto “C’è ancora domani”.