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Non un passo indietro sulla 194

di Cecilia D’Elia

Oggi, nel giorno dell’anniversario della legge 194, siamo chiamate tutte e tutti a ribadire il diritto di autodeterminazione delle donne, il valore della loro scelta libera e responsabile.

Ma fa male dopo tanti anni dover ancora impegnarsi per l’applicazione corretta della 194, per eliminare gli ostacoli che tante giovani donne lamentano quando devono ricorrere all’interruzione di gravidanza, a cominciare dal numero degli obiettori.

Con altre colleghe e colleghi ho voluto presentare un’interrogazione indirizzata al ministro della Salute Schillaci sull’aborto farmacologico, che dopo quindici anni dall’introduzione, è ancora ostacolato nelle regioni dove a governare è la destra. Una cultura dura a morire stenta a fidarsi delle donne. Sono le Regioni dove viene imposto il ricovero mentre le linee guida nazionali e l’organizzazione mondiale della sanità parlano di possibilità di eseguirlo in modo ambulatoriale. Si tratta di una scelta contraria all’appropriatezza delle pratiche mediche.

È la prova che serve ancora oggi lavorare per sconfiggere una cultura patriarcale che criminalizza e stigmatizza le scelte delle donne e gli stessi operatori che non obiettano e garantiscono l’ivg.

È ancora, prova ne sia l’emendamento passato nella discussione sul decreto pnrr, dobbiamo difenderci da tentativi di far entrare le associazioni antiabortiste nei consultori.

Su questo terreno il partito democratico e le democratiche sono impegnate perché non si faccia alcun passo indietro e affinché la legge sia pienamente applicata. Una legge che non a caso ha un grande consenso popolare.