di Daniela Barbaresi, membro della segreteria nazionale della CGIL
Nel comunicato del Ministero dell’Istruzione si leggono parole suggestive che annunciano un Piano che “in linea con gli obiettivi del PNRR, punta a incrementare i posti degli asili nido al fine di migliorare l’offerta educativa sin dalla prima infanzia e offrire un concreto aiuto alle famiglie”.
Peccato che nella rimodulazione del PNRR attuata dal Governo Meloni gli obiettivi sono stati fortemente ridimensionati e i posti in asili nido da realizzare sono stati ridotti di oltre 110 mila unità, passando da 264 mila posti a 150 mila. Un taglio pesante che allontana gli obiettivi di garantire l’offerta educativa per la prima infanzia al 33% dei bambini entro il 2027, come previsto dalla Legge di Bilancio 2022 che individua negli asili nido un livello minimo da garantire (LEP), e del 45% entro il 2030, come stabilito dall’Unione Europea (Barcellona 2030).
Numeri che, al netto della propaganda del Ministro, certificano l’incapacità del Governo di garantire percorsi educativi e di cura sin dalla prima infanzia a tutti i bambini e le bambine sin dai primi mesi di vita, superando i ritardi e le profonde diseguaglianze territoriali.
Attualmente viene garantito un posto al nido a un bambino su quattro: posti insufficienti e con notevoli divari territoriali (si passa da 44 posti ogni 100 bambini in Umbria, 42 posti in Emilia Romagna fino a 13 posti in Calabria e addirittura solo 12 posti in Campania, v. allegato).
Non c’è solo un problema di posti e strutture ma anche di costi di gestione e di risorse da garantire ai comuni: solo per raggiungere l’obiettivo del 33%, vanno attivati subito almeno 70 mila posti in più rispetto ai 327 mila attuali e per garantirne la gestione diretta da parte dei comuni, occorrono 700 milioni di euro in più all’anno di spesa corrente e almeno 15 mila educatrici/tori in più”; per arrivare all’obiettivo del 45% (Barcellona 2030), devono essere attivati 200 mila posti in più rispetto a quelli attuali, per i quali occorrono 2 miliardi di euro in più all’anno per la gestione e almeno 45 mila educatrici/tori in più.
Al Governo chiediamo meno propaganda e di impegnarsi concretamente per garantire il raggiungimento degli obiettivi europei a garanzia di un’infrastruttura educativa e sociale strategica affinché i diritti di tutti i bambini e le bambine partecipino ad un percorso educativo e di socialità di qualità sin dalla primissima infanzia, garantendo l’universalità dell’offerta educativa 0-6 con la gratuità degli asili nido per tutti e tutti: politiche strutturali e di prospettiva che mettano al centro i bambini e le bambine, i loro diritti, i loro bisogni.