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Il nuovo modello Marche

di Sara Calisti

Etichettata più volte come una regione “rossa”, le Marche sono state, sempre, in realtà rosé più rosse al nord e terra di roccaforti DC al sud. Nella 2020 dopo 25 anni di governo di centro-sinistra alla guida della Regione Marche arriva Francesco Acquaroli, fratellino meloniano e la destra-destra complice le lacerazioni del PD, una ricostruzione post terremoto che stentava a partire, conquista palazzo Raffaello.

Se il modello Marche per anni è stato un modello sviluppo, guardato con attenzione da altre regioni (lo sviluppo delle piccole e medie imprese, con alcuni settori leader come quello della calzatura, il comparto agricolo con punte di diamante come la produzione biologica con una progettazione diffusa sostenuta dalla Regione attraverso il Psr), il nuovo modello Marche diventa il laboratorio della destra estrema. Marcia indietro sui diritti, la cui limitazione non avviene con una eclatante legge, ma semplicemente non agendo, numero elevato di medici obiettori, associazioni pro-vita nei consultori, mancati patrocini ai Pride.

Se durante la campagna elettorale la sanità è stata messa al centro del programma di Acquaroli, oggi dopo più di tre anni le condizioni sono di confusione estrema e disservizi giornalieri. Le liste di attesa dai tempi “dilatati” per usare un eufemismo, coinvolgono sia le  prestazioni ambulatoriali sia i ricoveri ospedalieri, carenze diffuse di personale in molte strutture, caos e intasamento nei reparti di Pronto Soccorso, fuga dei professionisti in altre regioni o verso strutture private, lacune vistose nei servizi di medicina territoriale.

In questi anni di gestione della destra, la sanità nelle Marche non è solo in crisi, ma si può parlare di emergenza vera e propria. Le scelte  incomprensibili e poco chiare, fatte all’interno dei progetti del P.N.R.R., danno l’idea del caos che regna al punto che nulla sappiamo  delle strutture che effettivamente saranno operative a operazione completata, tenuto conto di quelle presenti, di quelle che erano state previste ma non sono ancora operative e di quelle volute dalla Giunta alla luce del ridimensionamento che il Governo ha previsto rispetto al programma iniziale.

Ad un’accurata analisi di dettaglio del Piano Socio Sanitario Regionale approvato, in fretta ed in furia lo scorso anno, si evidenziano in ogni caso incoerenze che lo rendono inaccettabile e che hanno portato il Partito Democratico a considerarlo inemendabile. Ricco di promesse irrealizzabili e di scelte contro gli atti nazionali di indirizzo.

In definitiva una gestione sanitaria quella destra fatta di annunci e promesse ma che sta dimostrando ovunque un fallimento totale, con gli operatori sul piede di guerra e i cittadini che subiscono tali scelte scellerate sulla loro pelle.