Povertà, i dati impietosi del report Caritas 2025

di Mariateresa Fragomeni, Dirigente Nazionale del Partito Democratico e Sindaco di Siderno (RC)

Un Paese in cui un italiano su dieci vive in povertà assoluta e rinuncia alle cure sanitarie e nel quale uno su tre soffre di almeno una forma di disagio abitativo.

È la fotografia dell’Italia di oggi che viene fuori dal report statistico 2025 della Caritas nazionale. Dati che danno il senso di un Paese al palo, molto più povero che in passato, incapace di fare fronte alla crisi economica e in cui condurre un’esistenza dignitosa appare come un lusso.

I numeri, del resto, sono implacabili. E segnano la resa dello Stato Sociale che si era sviluppato nel dopoguerra, mentre il Governo Meloni, quello più a destra della storia della Repubblica, oggi alimenta guerre fratricide tra i cittadini più bisognosi per cercare di nascondere la propria incapacità di dare risposte al bisogno di assistenza avvertito dai ceti più popolari. Agli ultimi, a chi è rimasto indietro perché si è ammalato, ha perso un lavoro o si è separato dal proprio coniuge, non rimane che bussare alla porta delle associazioni di volontariato per avere un pasto caldo, i farmaci necessari o un letto su cui dormire. Ha davvero senso richiamarsi a un malinteso concetto di nazione e ad altre sovrastrutture per poi alzare le braccia e arrendersi di fronte a numeri che dicono che l’Italia è il settimo Paese europeo per incidenza di persone a rischio povertà  o esclusione sociale e in cui anche chi ha un lavoro non ce la fa a tirare avanti e chiede aiuto alla Caritas?

I dati evidenziati nel report contrastano con la narrazione costante dell’esecutivo che nei monologhi social della Presidente Meloni e dei Ministri parla di record del numero di occupati, computando anche chi ha un lavoro precario, sottopagato e retribuzioni insufficienti ad assicurare una vita dignitosa. Altro che record: quella in atto è una vera e propria emergenza sociale, che fa il paio con una stagnazione dell’economia determinata dall’impossibilità di acquistare beni di consumo che vadano oltre il necessario per la sopravvivenza.

Un Paese al palo, insomma. In cui, inoltre, quasi il 16% dei cittadini non accede alle cure sanitarie e il 10 per cento rinuncia a curarsi per i costi troppo alti o per le lunghe liste d’attesa, col Ministro Schillaci che oramai non nasconde più il proprio imbarazzo per l’ennesimo fallimento del suo esecutivo che le liste di attesa nella sanità pubblica le accorcia solo nella propria fantasiosa propaganda mediatica.

La mancanza di accesso ai servizi sanitari, poi, colpisce ancora di più gli anziani, tra le fasce più vulnerabili insieme ai senza tetto e a chi patisce gravi situazioni di esclusione, che vivono anche il disagio di chi è costretto a dormire in alloggi temporanei, o a ricorrere all’aiuto della Caritas anche per sostenere i costi delle utenze di beni primari come l’acqua e la corrente elettrica.

È davvero questa l’Italia che conobbe ben altro ceto politico, quello nato con la Costituzione repubblicana e che ha garantito per quasi un secolo che nessuno restasse indietro? Dobbiamo veramente rassegnarci al declino di uno Stato che premia i più ricchi, i più forti, i più furbi, chi evade il fisco, lucra su operazioni finanziarie temerarie e accumula risorse sempre più ingenti? Noi del Partito Democratico siamo gli eredi di quelle culture politiche che nel ‘900 hanno garantito un welfare capace di aiutare i più deboli e garantire un’esistenza dignitosa a chiunque. E siamo quelli che hanno la giusta sensibilità che serve per invertire la prospettiva di uno Stato che oggi lascia indietro chi è povero e sta male. Abbiamo obiettivi chiari e sostenibili, capaci di dare un futuro a chi oggi soffre, a cominciare dalla riconquista della dignità del lavoro e da una sanità pubblica efficiente e accessibile a tutti. La rappresentatività dei ceti popolari è nel nostro DNA. Tocca a noi riconquistare la fiducia di chi oggi rinuncia perfino a esercitare il diritto di voto e restituire la speranza a chi non ce la fa.