“Questa non è una riforma della giustizia, non tocca nessuno dei nodi cruciali, per stessa ammissione del ministro Nordio. Ha detto che non interverrà sulla lunghezza dei processi, sullo scarso ricorso alle misure alternative, sul sovraffollamento carcerario. Non è una riforma della giustizia”. Lo dice la segretaria del Pd Elly Schlein in conferenza stampa, dopo l’approvazione in Senato della riforma costituzionale che introduce la separazione delle carriere dei magistrati. “Non è nemmeno la separazione delle carriere che inizia già dopo la riforma Cartabia: venti passaggi su novemila magistrati all’anno. Venti persone che passano da Pm a giudici in un anno. L’obiettivo è un altro: indebolire l’indipendenza della magistratura perché sia più assoggettata al potere di chi governa“, aggiunge Schlein. Una riforma che serve a dire che la legge non uguale per tutti”
“Non è mai accaduto – rimarca Schlein – che una riforma costituzionale passasse indenne da quattro passaggi parlamentari”.
Quello che vuole Meloni con questa riforma è avere le mani libere
“Se ci chiediamo cosa fa questa riforma per gli italiani: niente. Serve ad avere una giustizia su misura, serve solo a dire che la legge non è uguale per tutti“, che “chi comanda non è sottoposto a legge perché ha i voti”.
“Il punto – spiega Schlein – è semplice: Meloni con le sue gravissime affermazioni per delegittimare la Corte dei Conti ha detto che questa riforma serve a lei per avere mani libere e porsi al di sopra della Costituzione“.
Una grande campagna per il referendum
“Siamo convinti che nella grande campagna che si apre saranno tante le voci che si leveranno contro questa riforma”.
“Nel referendum ci impegneremo per spiegare una cosa molto chiara: se si pensa che i giudici debbano obbedire a chi governa allora si può andare a confermare questa riforma, se invece si pensa che anche chi governa, come tutti debba rispettare e obbedire alle leggi e alla Costituzione, allora deve votare ‘no’come faremo noi, per non confermare questa riforma”.
“Sono principi che noi difenderemo per tutti e per tutte anche quando al governo ci saremo noi, questo voglio che sia chiaro alle cittadine e ai cittadini che dovranno recarsi alle urne a prescindere da come votano alle elezioni politiche, alle elezioni regionali, alle elezioni amministrative”, ha aggiunto.
Non servono le dimissioni di Meloni: la batteremo alle urne
“Mi sembra che quella che sta politicizzando sia Meloni. Noi continueremo con la forza dei nostri argomenti ad andare avanti. Non ci sarà bisogno che si dimetta Giorgia Meloni, perché tanto la batteremo alle prossime elezioni. E, per quanto riguarda me, dovrà continuare a sopportarmi ancora a lungo”.
I passaggi per il referendum
Con il quarto ed ultimo via libera del Parlamento alla riforma costituzionale che introduce la separazione delle carriere dei magistrati, istituendo due diversi Csm – composti da membri togati e laici estratti a sorteggio – e l’Alta corte disciplinare, si avvia l’iter che porta al referendum confermativo.
Secondo quanto previsto in Costituzione, quando una riforma della Carta non incassa, nella seconda votazione da parte di ciascuna delle Camere, la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, si ricorre al referendum, che deve essere richiesto entro tre mesi dalla pubblicazione da un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi, ma non ha bisogno del raggiungimento del quorum per essere valido.
Al termine delle procedure indicate nella legge n.352 del 25 maggio 1970, viene fissta una data per il referendum, che dovrà svolgersi in una domenica compresa tra il 50 ed il 70 giorno successivo alla emanazione del decreto di indizione. È stato lo stesso ministro della Giustizia Nordio a spiegare che il governo è orientato a far svolgere il referendum tra metà marzo e metà aprile del 2026.
I capigruppo della maggioranza del Senato, Lucio Malan, Massimiliano Romeo, Maurizio Gasparri e Michaela Biancofiore – si legge in una nota – “hanno avviato le procedure per la raccolta delle firme dei senatori necessarie per la richiesta del referendum popolare sul testo di legge costituzionale sulla separazione delle carriere approvato oggi in Senato”.