“Mia moglie”: serve una rivolta culturale maschile

di Cecilia D’Elia

Grazie a @lhascrittounafemmina ho scoperto “Mia moglie” , gruppo su fb dove uomini, più di 31.000, condividono foto delle loro mogli, scattate senza il loro consenso, commenti violenti e sessisti.
Ho da poco finito di leggere il libro di Manon Garcia Vivere con gli uomini, sono riflessioni a partire dal processo Pelicot.
Dovrei essere preparata, lo so bene che la violenza maschile è un dato strutturale, che siamo immersi nella
cultura dello stupro.
La sensazione è che si stia radicalizzando. Come scrive Garcia per ogni nuovo episodio di “Sex education” ci sono centinaia di miglia di tweet della manosfera che quotidianamente invitano a odiare le donne.
Di fronte a questo fatichiamo a fare prevenzione, formazione, educazione.
Serve una rivolta culturale maschile.
Lo dico, lo scrivo, lo sostengo politicamente.
Ma ogni volta mi sorprendo e resto attonita. Un gruppo su fb per insultare e odiarci.
Fa male, fa arrabbiare.

Con le colleghi e le colleghe PD della Commissione femminicidio, Sara Ferrari, Valentina Ghio, Antonella Forattini, Filippo Sensi Valeria Valente, ci associamo alla denuncia fatta alla polizia postale.

Basta tolleranza del sessismo e della violenza contro le donne sui social, altrimenti è complicità. Troviamo sconcertante e inaccettabile l’esistenza di queste chat misogine specchio di una cultura di possesso e sopraffazione che ignora il consenso delle donne. Chiediamo alla piattaforma Meta di chiuderla immediatamente vigilando sulla sua possibile e purtroppo probabile riapertura sotto altra forma, così come di monitorare qualsiasi altra forma di maschilismo tossico e nocivo veicolato attraverso i social di sua competenza. Questi gruppi social sono abominevoli. Grazie a chi ha segnalato e commentato tanta violenza e mortificazione. Le piattaforme devono intervenire su questi gruppi che nella logica del branco perpetuano e normalizzano una violenza di genere così becera e aggressiva. Il caso Pelicot non è bastato?