di Stefano Vaccari, intervista pubblicata su Conquiste del Lavoro
Onorevole, il progressivo abbandono delle aree interne, dramma demografico ed economico, comporta la perdita di capitale umano e produttivo, l’abbandono del territorio, con gravi conseguenze ambientali e sociali.
Il rilancio delle aree interne è fondamentale anche per il miglioramento della vita nelle aree urbane. Offrono spazi, bellezza, distanze, punti di forza straordinari per dare compiutezza alla transizione ecologica, purché sostenibilità ambientale, digitalizzazione e innovazione vengano realizzati spezzando l’isolamento di molti territori dando l’opportunità ai giovani di restare. Territori fragili distanti dai centri principali, senza servizi essenziali, che però coprono complessivamente il 60% dell’intera superficie del territorio nazionale, il 52% dei Comuni e il 22% della popolazione. Occorre garantire la giusta vivibilità, affinché non siano solo luoghi di vacanza ma di cittadinanza, consentendo lo sviluppo di progetti di vita e di lavoro, anche con leve di incentivazione fiscale e altre forme compensative. Sul tema del consumo del suolo, la destra ha fermato sempre il varo di una normativa nazionale che ne fermasse il consumo, e attivare un piano strategico di manutenzione per contrastare il dissesto idrogeologico e la rigenerazione di parti urbanizzate in disuso, non più compatibili con le nuove esigenze. L’Ispra nel suo ultimo rapporto segnala che il consumo di suolo avanza nel nostro Paese di 2,2 mq al secondo per complessivi 69,1 chilometri annui. Negli ultimi 25 anni c’è stata la scomparsa di un quarto delle terre coltivate con diretta diminuzione delle produzioni di qualità e della sicurezza ambientale ed alimentare. Che altro si deve aspettare per intervenire? Altri eventi catastrofici? E poi come è consuetudine delle destre intervenire con i condoni edilizi e fiscali.
La gestione idrica è una sfida urgente per la sostenibilità agricola. C’è la necessità di investimenti e strategie che trasformino le emergenze in opportunità, garantendo riserve d’acqua durante i periodi critici.
La salvaguardia delle risorse idriche e la gestione responsabile dei servizi a esse correlati sono fondamentali per garantire un uso equilibrato della risorsa, la sostenibilità ambientale, il benessere della popolazione e la crescita economica, come richiamato nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile adottata dalle Nazioni Unite. Il consumo giornaliero di acqua è una questione di cruciale importanza. Ogni giorno, in Italia, consumiamo circa 241 litri di acqua a persona e ne sprechiamo più di 150 litri, mentre nel mondo più di mille bambini, sotto i cinque anni, muoiono a causa di malattie legate ai servizi idrici. La crisi idrica richiede risposte rapide, organiche ed efficienti. L’erogazione di aiuti economici straordinari, l’attivazione di misure di sostegno per la gestione idrica e finanziamenti per interventi di efficientamento idrico e irrigazione. L‘ANBI, ha censito oltre settecento progetti di manutenzione straordinaria delle infrastrutture idriche nazionali, per un investimento complessivo di 2,3 miliardi di euro. Le regioni hanno presentato 562 proposte da 13,5 miliardi per il piano nazionale di interventi strutturali e per la sicurezza del settore idrico, ma serve indicare in fretta le priorità e indicare le risorse con cui realizzarle. La scelta di un commissario ad hoc non ha prodotto nessuna novità e non ha mosso una zolla di terra!
L’uso dell’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare il futuro anche dell’agricoltura.
Mi permetto di richiamare una riflessione fatta dal Presidente Sergio Mattarella. L’IA è uno strumento che cambia la nostra vita e il nostro modo di ragionare e che va utilizzato per garantire maggiore libertà e non depauperare la consapevolezza umana. Un richiamo molto forte per non dimenticare i valori della coscienza e della consapevolezza. Così dovrà avvenire anche in agricoltura dove l’IA potrà contribuire per migliorare le rese rendendo più efficiente e sostenibile la gestione delle risorse. Tanto per fare degli esempi: dall’uso e dall’interpretazione dei mutamenti climatici alla gestione dei dati agricoli per meglio organizzare tempistiche di coltivazioni od anche irrigazioni di terreni e colture, dal monitoraggio dell’andamento delle previsioni atmosferiche per prevenire i disastri che si sono abbattuti negli ultimi anni sulla mia regione alle analisi di mercato, studiando trend e domande dei consumatori fino alla prevenzione per fronteggiare malattie o carenze nutrizionali delle colture.
Nel 2023 sono stati denunciati 2.123 casi di caporalato, con oltre 200mila lavoratori irregolari nel settore agricolo. Nonostante le normative vigenti, il fenomeno continua a prosperare, spesso legato a forme di sfruttamento sistemico e criminalità organizzata.
La lotta al caporalato è ancora debole. Dal governo nessuna notizia di iniziative per fronteggiare il grave fenomeno dell’intermediazione illecita e dello sfruttamento di manodopera, che ha portato solo nei primi tre mesi del 2025 all’arresto di 25 persone. C’è bisogno di controlli continui, il rafforzamento delle strutture dedicate a questo, e il coinvolgimento delle organizzazioni datoriali e sindacali. Per il momento rileviamo che il governo non ha nascosto gli errori commessi in fase di gestione della forza lavoro proveniente dall’estero. Siamo stati informati, sulla base di una nostra richiesta con una interrogazione parlamentare, sul “fallimento del click day”, compresa l’errata valutazione sulle quote programmate poi corrette con un secondo decreto, con evidenti ripercussioni e difficoltà nelle attività di verifica e controllo della congruità delle richieste di lavoratori stagionali da parte delle imprese. Intanto lo sfruttamento dei lavoratori continua e non vorremmo che in vista della nuova stagione produttiva sia ancora una volta qualche gravissimo incidente a ricordarcelo.
La formazione è essenziale per un’agricoltura innovativa e sostenibile. Il Servizio Civile Agricolo può essere uno strumento efficace per formare nuove generazioni di professionisti? Quali altre eventuali iniziative promuovere nel settore?
Se il servizio civile agricolo è quanto abbiamo letto nel protocollo firmato con il Ministro Abodi siamo di fronte ad una boutade con contorni propagandistici e velleitari. A parte i richiami nostalgici dell’operazione e a parte le vere necessità per il comparto agricolo non si riesce a capire come per il ministro Lollobrigida, finalità così nobili, dalla sicurezza alimentare all’agricoltura sostenibile si conciliano con la paga di poco più di 500 euro al mese per i giovani impiegati da nuovi braccianti. La formazione avviene con ben altre modalità e contenuti. Anche in questo caso passi indietro. Il governo, con il braccio armato del Mef, ha cancellato quelle parti del provvedimento, già votato in commissione, che avrebbero potuto favorire, promuovere e dare prospettive a tanti giovani che avrebbero voluto cimentarsi in agricoltura. Abrogati gran parte degli impegni per favorire in agricoltura il ricambio generazionale, non a caso riconosciuto come priorità all’interno dell’agenda politica dell’Ue e punto di forza nel Piano Strategico della Pac. Secondo l’Istat le aziende agricole guidate da giovani sono poche e sempre meno. Nel 2020 erano il 13% del totale contro il 17% di dieci anni prima. Con il testo approvato vengono purtroppo meno misure che avrebbero consentito un cambio di passo, quali l’esonero dagli obblighi contributivi per gli imprenditori under 41, il credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali, le agevolazioni fiscali per i redditi derivanti da agricoltura multifunzionale. Saltato anche il recupero delle spese per la riqualificazione di fabbricati rurali, ma soprattutto le fondamentali misure per favorire l’accesso al credito. Tutto questo la dice lunga sulla volontà di rafforzare le competenze nel settore agricolo. Formazione e giovani non possono essere contenitori vuoti, buoni soltanto per qualche campagna elettorale.