di Nicola Zingaretti
Intervista Repubblica 18.05.2025
L’Italia paga un prezzo enorme perché Giorgia Meloni ha collocato il nostro Paese tra le destre nazionaliste che boicottano le iniziative europee». Il capo delegazione del Partito democratico al Parlamento europeo, Nicola Zingaretti, ritiene che questo avvenga perché la premier è parte della destra nazionalista ed è schiacciata dagli alleati, in particolare dalla Lega di Matteo Salvini.
Nello scontro tra Macron e Meloni, con il presidente francese che dice alla premier di autoescludere l’Italia, e lei che chiede di abbandonare i personalismi, chi ha ragione?
«Quanto successo a Tirana è semplicemente la conferma che il problema non è l’Europa assente, come spesso dice la destra nazionalista europea, di cui la premier italiana ne è un esempio».
Qual è allora il problema di un’Europa che sembra essere divisa in due?
«È la destra nazionalista che boicotta e vive con fastidio qualsiasi protagonismo comune dell’Europa. Hanno ragione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’ex premier Mario Draghi nel chiedere che l’Europa si svegli. Il nazionalismo va fermato».
Meloni ha detto di non aver partecipato alla conversazione telefonica tra Trump e i Volenterosi perché non è d’accordo sull’invio delle truppe in Ucraina. Anche il Pd è contrario. Quindi, cosa non condivide?
«Noi del Partito democratico abbiamo sempre chiesto un’azione diplomatica dell’Onu, dell’Europa, per costruire le condizioni per una missione di pace. Ora che qualcosa sembra muoversi, Meloni tirandosi fuori rischia di far fallire qualsiasi tipo di iniziativa diplomatica o multilaterale e sarà complice di questo fallimento».
Si sta creando una squadra europea fatta dalla Polonia di Tusk, dalla Francia di Macron, dalla Gran Bretagna di Starmer e dalla Germania di Merz?
«Sono Paesi che scelgono altri luoghi perché sanno che nei luoghi comunitari i nazionalisti di destra frenerebbero tutto e boicotterebbero tutto. Queste iniziative sono anche figlie della presa d’atto che ogni volta che si tenta un’iniziativa comune dell’Europa ci sono i nazionalisti, con l’Italia in testa, che frenano».
Tuttavia il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha detto di considerare l’Italia un Paese strategico.
«E cosa altro doveva dire dopo il primo bilaterale? Certo che l’Italia è importante, in primo luogo per quello che è stata: paese fondatore e guida della costruzione europea. Oggi la destra quella storia la rinnega ma ne gode i benefici».
A cosa è dovuto l’isolazionismo dell’Italia?
«È figlio di tanti problemi ma in particolare di due. Il primo riguarda la goffaggine del nazionalismo che è fatto di proclami e poi di immobilismo. Non a caso ogni volta che nel mondo ha vinto il nazionalismo l’esito sono state le guerre. È l’immobilismo in attesa dell’uso della forza».
E il secondo?
«In secondo luogo pesa molto il dato che l’Italia non ha una politica estera perché i tre principali partiti che compongono la maggioranza hanno tre posizioni diverse. In particolare sull’Europa. C’è quella europeista del ministro Antonio Tajani, quella anti-europea di Salvini e ci sono le figuracce di Meloni che gira il mondo senza avere una maggioranza parlamentare che indichi una linea di politica estera».
La maggioranza, a marzo, ha fatto sparire la parola “riarmo” dalla risoluzione e poi ha votato in modo compatto. Dicono che le contraddizioni siano piuttosto nell’opposizione.
«Il problema nella maggioranza è di fondo. Ricordo che mentre, per fortuna, il ministro Tajani chiedeva l’elezione diretta degli Stati Uniti d’Europa, quindi un grande balzo in avanti, l’altro vice premier Salvini chiedeva di tornare indietro alla comunità economica europea. Per tutte queste ragioni l’Italia paga un prezzo drammaticamente alto e risulta fuori da tutto».
Meloni è schiacciata dal resto della maggioranza?
«Oggi con Meloni c’è l’italietta di Roberto Vannacci, che la Lega ha scelto come vicesegretario e che ha votato contro la commissione europea, e l’italietta legata al premier ungherese Viktor Orbán».
Crede che l’intronizzazione di Papa Leone XIV possa essere per il governo l’occasione di far recuperare terreno all’Italia?
«Papa Leone è il successore di Pietro. Teniamolo fuori da queste beghe. Sarà presente non in queste dinamiche ma sarà presente nel mondo, come attore fondamentale affinché nella diplomazia e nel campo dello sviluppo economico e dell’innovazione si metta al centro la dignità umana».
Il governo punta tutto sulla conferenza di luglio a Roma per la ricostruzione dell’Ucraina, come opposizione cosa vi aspettate?
«L’Italia non fa nulla, assolutamente nulla, per favorire la pace. E nel corso della guerra si candida fintamente ad essere protagonista per gestire gli affari della ricostruzione. Mi sembra un approccio goffo e cinico».