Di Mattia Ciappi
Con la conversione in legge del decreto sicurezza, il governo confeziona un’ennesima accozzaglia di norme che servono più a fare propaganda che a risolvere i problemi reali dei cittadini. Si introducono ben 14 nuovi reati e 9 aggravanti. Un’overdose punitiva che colpisce manifestazioni pacifiche, proteste di piazza e rivendicazioni sociali, mentre lascia irrisolti i problemi veri.
Sì, c’è bisogno di sicurezza. Sì, c’è bisogno di legalità. Ma la sicurezza non si ottiene solo con la repressione: si garantisce aumentando il numero delle forze dell’ordine, aumentando gli stipendi per chi rischia ogni giorno e smettendo di sprecare soldi in progetti fallimentari come il centro migranti in Albania — che è costato milioni di euro e tiene agenti bloccati lì senza lavorare.
La trasformazione del disegno di legge in decreto-legge, con motivazioni di urgenza mai chiarite, è la prova che questo provvedimento è stato pensato più per fare propaganda che per tutelare davvero i cittadini. La sicurezza si conquista con investimenti seri, con più uomini in strada, con stipendi adeguati, non con la moltiplicazione di reati da sbattere in prima pagina.
Il decreto sicurezza non cambierà la vita delle persone, se non per renderla più confusa e ingiusta. È ora di dire basta alle scorciatoie propagandistiche: la sicurezza vera si costruisce sul campo, non con il giustizialismo penale.