Aumentano gli sbarchi. Piantedosi e i suoi innegabili insuccessi

di Toni Mira

Per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi 4.454 migranti sbarcati in più quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2024 sono solo “un leggero aumento”. Ma i numeri non sono un’opinione e in realtà si tratta di un forte aumento del 18,5 per cento.

Dati ufficiali, consultabili sul sito del Viminale, il “cruscotto sbarchi” che riporta il monitoraggio giornaliero degli arrivi sulle nostre coste: Lampedusa soprattutto, ma anche Pozzallo, Siracusa, Roccella Jonica, Crotone e nel sud della Sardegna. Quanti? 28.509 rispetto ai 24.055 del 2024 nello stesso periodo, 4.454 in più, con tutti i mesi dell’anno, escluso marzo, con numeri superiori al precedente e in costante crescita.

Non sono dunque le condizioni meteomarine favorevoli ad aver incentivato le partenze che riguardano tutto l’anno. Intanto sempre Piantedosi ha rivendicato il rimpatrio di 30 immigrati dal Cpr di Gjader in Albania e il nuovo trasferimento nel centro di altri 30 dall’Italia. I centri albanesi dovevano ospitare circa mille persone, ma alla fine ne sono arrivate poche decine poi tutti trasferiti in Italia dopo interventi della magistratura. Un innegabile insuccesso. Ma ancor di più lo sbandierato effetto deterrente che il progetto albanese avrebbe dovuto avere, riducendo le partenze. Che invece sono aumentate del 18,5 per cento rispetto al 2024. Certo lo scorso anno gli sbarchi erano più che dimezzati rispetto al 2023, vero anno boom, ma se andiamo a leggere gli anni precedenti ci accorgiamo che anche il 2025 sta diventando un anno record. Nel 2022 i migranti sbarcati fino al 15 giugno erano stati 22.917, nel 2021 ancora meno 18.117, e 5.637 nel 2020 e addirittura 2.154 nel 2019. Troviamo poi 15.571 migranti sbarcati nel 2018 e solo nei due anni precedenti altri numeri record: 66.916 nel 2017 (ben 58.258 dalla Libia) e 47.883 nel 2016. Altri numeri ma anche periodi geopolitici diversi. Ma i numeri non bastano a spiegare.

Perché dietro i numeri ci sono persone, vite,percorsi, sofferenze. La principale riflessione riguarda il luogo di partenza delle barche. Negli ultimi mesi quasi tutte risultano salpate dalle coste libiche della Tripolitania ma più recentemente sono ricomparsi gli arrivi dalla Cirenaica, territorio governato dal generale Khalifa Haftar, sostenuto dai russi. Sbarchi in Calabria, barchini in plastica con 30-35 persone, simili a scialuppe di salvataggio, probabilmente trainati da “navi madre” e poi lasciati a poche miglia dalla costa. Non era mai successo ma è la conferma della complessa organizzazione dei trafficanti di uomini, tutt’altro che indebolita e capace di modificare le proprie strategie. Curiosa “coincidenza” proprio dopo la ripresa degli sbarchi dalla Cirenaica è “sbarcato” in Italia il generale libico Saddam Haftar, figlio di Khalifa Haftar, capo di Stato maggiore delle forze di terra dell’Esercito Nazionale Libico di Tobruk, accusato da Amnesty International di gestire il lager di Sidi Faraij, definito “un carosello degli orrori”, accusato anche dall’Onu, dalla giustizia Usa e da quella spagnola, di essere uno dei principali trafficanti libici di esseri umani, armi e petrolio. Fermato due volte per controlli nel luglio 2024 durante un viaggio privato in Italia per affari legati al calcio, aveva potuto proseguire tranquillamente. Lo scorso 12 giugno è invece “sbarcato” in pompa magna, ricevuto con tutti gli onori dai ministri della Difesa, Guido Crosetto e dell’Interno, Matteo Piantedosi, con tanto di comunicati ufficiali. In quello del Viminale, tra i temi affrontati nell’incontro, “la gestione delle politiche migratorie”. Appunto. Dopo la visita i “barchini” scompaiono. Nel frattempo, sempre sulle coste calabresi, in particolare a Roccella Jonica, sono ripresi gli arrivi dalla rotta turca, da settimane interrotti. Una ripresa degli sbarchi a un anno dalla tragedia del 17 giugno 2024, proprio in questa acque, che provocò 56 morti, dei quali solo 36 recuperati. Un naufragio sicuramente provocato dal ritardo dei soccorsi e successivamente gestito in modo poco trasparente, distribuendo icorpi dei migranti (molti bambini) in vari luoghi, per evitare l’effetto negativo delle 98 bare raccolte nel Palasport di Crotone dopo il naufragio di Cutro.

Quello di un anno fa venne definito dal vescovo di Locri-Gerace, don Fran Oliva, “un naufragio di serie B, che ha visto interessati pochi politici”. Allora e ancor più oggi. Mentre riprendono gli arrivi delle barche a vela turche con 80-100 persona ciascuna. Gran parte dei migranti (afghani, iraniani, iracheni, siriani) non fa domanda d’asilo, ricevendo così il decreto di espulsione. Vogliono andare in altri Paesi europei, vengono fotosegnalati, ma poi finiscono per strada, davanti alla stazione di Roccella. Così è dovuta intervenire la Caritas diocesana pagando il biglietto per le famiglie e i soggetti vulnerabili. E nessuno ha detto niente. Nel frattempo sono ripresi anche gli arrivi dalla Tunisia, fermi da alcuni mesi, soprattutto per la forte repressione in quel Paese.

Traffici attivissimi, dunque, da record, ma di questo “leggero aumento” non se ne parla.