Al voto! Al voto!

di Cecilia D’Elia

L’otto e il nove giugno si vota per cinque referendum. Un’occasione per far sentire la voce della cittadinanza su questioni importanti, ma la sfida più grande sarà proprio la partecipazione. Per essere valido un referendum deve vedere la partecipazione della maggioranza dei cittadini e delle cittadine che hanno diritto di voto.

Far sapere che si vota è l’impegno di questi giorni, il partito democratico ha aderito alla campagna referendaria e sta promuovendo la partecipazione all’appuntamento. E’ una sfida necessaria in un Paese in cui l’astensionismo segna ormai gli appuntamenti elettorali. Il raggiungimento del quorum sarebbe una vittoria della democrazia. Ancor più significativa oggi, di più di fronte a un governo che va avanti a colpi di decreti legge e voti di fiducia, senza nessun rispetto per il dibattito parlamentare. Sino al punto da emanare un decreto-legge sulla sicurezza mentre era in corso la discussione parlamentare su un disegno di legge quasi identico, indispettiti dal fatto che, grazie all’ostruzionismo delle opposizioni, si vedevano costretti ad una terza lettura. Si tratta di un testo autoritario e repressivo, fortemente voluto dalla Lega. E così, prima del congresso leghista ecco sfornato il decreto legge per tener buono l’alleato, con buona pace della democrazia parlamentare.

Prosegue così l’agenda politica del governo di destra, fatta di autonomia differenziata, premierato, separazione delle carriere. Un attacco agli equilibri costituzionali e ai diritti dei cittadini.  

Ecco perché, persino al di là del merito dei quesiti, suscitare un’onda di partecipazione ai referendum sarebbe di per sé un segnale importante. È un’occasione di ripresa di parola del Paese.

Grazie alla campagna “voto dove vivo”, si può fare richiesta per votare dove si risiede per motivi di studio, lavoro o cura. C’è tempo fino al 4 maggio!

L’otto e il nove giugno possiamo scegliere di rimettere al centro della politica la vita delle persone e i loro diritti.

Andiamoli a leggere questi cinque quesiti – si può fare qui – ognuno di loro disegna un Paese più giusto: più sicurezza sul lavoro, responsabilizzando le imprese appaltanti, reintegro per chi è licenziato ingiustamente, tutela equa nel risarcimento di chi viene ingiustamente licenziato, necessità di causali per i contratti a termine. Sono quattro i quesiti che rafforzano la sicurezza e le tutele di chi lavora.

A questi si aggiunge il quinto quesito, che interviene sulla cittadinanza e dimezza i tempi per ottenerla, da dieci a cinque anni. Un primo passo verso un riconoscimento importante dei diritti delle persone che qui abitano, studiano, lavorano e pagano le tasse, sono circa 2.500.000

Tra questi tantissimi bambine e bambini che frequentano la scuola, circa l’11% del totale degli iscritti nelle scuole italiane. Più della metà di loro frequenta il primo ciclo di istruzione. Tra gli studenti senza cittadinanza, la percentuale dei nati in Italia è del 65,4%.

In un momento in cui la politica è segnata da pulsioni autoritarie, dalla legge del più forte e del più ricco, possiamo scegliere di dare voce a cittadine e cittadini, di allargare la democrazia.

Serve una grande mobilitazione, per informare e far votare.

Si può e si deve.